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SANTOS_relazione I anno_2010

Alberto, Josué Santos

Un esempio di variantistica d'autore: le novelle di Marino Moretti

(Relazione conclusiva I anno Dottorato in Filologia moderna, 23 giugno 2010)

Oggetto della ricerca

 

Il mio progetto di ricerca mira ad una ricostruzione generale dell’attività di novelliere di Marino Moretti, con una particolare attenzione allo sviluppo testuale ed alle varianti delle venti novelle contenute nell’antologia Racconti scelti (Mondadori, Milano 1967)

 

Premessa

 

Marino Moretti, uno dei più longevi scrittori del Novecento, ha lasciato un corpus di ventisei volumi di racconti (fra cui diciannove raccolte di inediti e sette antologie), frutto di un’attività iniziata nel 1902 e terminata nel 1978.

Eppure, nonostante l’imponenza di questa produzione, sono rari gli studi critici espressamente dedicati ai racconti ed in generale si registra una certa disattenzione nei confronti di queste prose narrative: non solo le monografie su Moretti riservano all’argomento poche pagine, privilegiando invece le poesie, i romanzi e la prosa memorialistica, ma la bibliografia stilata da Claudio Toscani per il Meridiano Moretti in verso e in prosa (Mondadori, Milano 1979), la più ripresa negli studi sull’autore romagnolo, presenta diverse imprecisioni nella datazione delle raccolte di racconti. Tra le poche eccezioni si segnalano i saggi Struttura e poetica della novella di Marino Moretti di Riccardo Scrivano (inserito in Atti del convegno su Marino Moretti, Il Saggiatore, Milano 1977), «Perfidia» del novelliere di Giorgio Pullini, (in Moretti 90, Quaderni dell’osservatore, Milano 1975) e l’articolo di Giovanna Amaduzzi Marino Moretti: preistoria del narratore (in «Il lettore di provincia», XI, fasc. 41-42, aprile-settembre 1980).

 

Progresso e stato del lavoro

 

Il primo passo per lo studio del corpus novellistico è stato un censimento dei racconti, con conseguente creazione di un catalogo il più possibile esaustivo. Tale lavoro ha preso avvio con la ricerca di una copia di tutti i volumi a stampa, operazione già di per sé non semplice a causa dell’effettiva rarità di alcuni di essi (si pensi a Novelle per Urbino del 1937, stampato solo in 100 copie) e della loro difficile reperibilità nelle biblioteche nazionali (I lestofanti del 1910 è segnalato dalla banca dati dell’ICCU in sole nove biblioteche, i Racconti scelti solo in quattordici). Già dopo questa prima ricerca si è resa evidente la difficoltà di stabilire con esattezza un numero preciso di racconti: questo non solo perché Moretti nel corso degli anni ha ripreso i singoli scritti cambiandone il nome e mutandone la forma fino a farli divenire in taluni casi opere nuove, ma anche perché ha assemblato tra loro più testi in un unico nuovo racconto o, al contrario, ne ha smembrati altri creando così nuove racconti.

Il quadro si complica ulteriormente se si prendono in considerazione anche le novelle apparse sui periodici a cui Moretti collaborava, più di una trentina, che vanno da quotidiani nazionali quali il «Corriere della Sera» (su cui scrisse, dal 1923 al 1954, oltre seicento brani fra novelle ed elzeviri) a fogli locali come «La Sicilia del popolo», dalla istituzionale «Nuova Antologia» alla meno nota «La nostra rivista. Rassegna dell'ADEI-WIZO» (cioè l’Associazione Donne Ebree). Dopo aver stilato un elenco dei racconti apparsi nei diversi volumi, ho fatto quindi ricorso a studi su annuari ed indici di riviste letterarie, trovando importanti riscontri negli Indici per autori e per materie della Nuova Antologia (pubblicato in quattro volumi compilati da Lodovico Barbieri, Laura Giuliani, Riccardo Campa e Giovanni Spadolini), ne «La Riviera Ligure» (1895-1919) Indici (di Pino Boero, Scheiwiller, Milano 1976), ne «La Lettura», 1901-1945. Storia e indici (di Elisabetta Camerlo, CLUEB, Bologna 1992), nell’Indice degli Autori. Corriere della Sera, La Domenica del Corriere, La Lettura, Romanzo mensile, Corriere dei piccoli (di Marianna Diluincis, Pirani Bibliografia Editrice, Molino del Piano-Pontassieve 2003: questo lavoro però copre solo il periodo 1876-1918) e nel saggio L’editoria a Casa Moretti (inserito nel volume Gli archivi degli editori. Studi e prospettive di ricerca) di Manuela Ricci, responsabile degli archivi di Casa Moretti, dove sono contenuti spogli dagli indici delle riviste «Aprutium» e «La grande illustrazione» (testata di cui Moretti fu anche redattore letterario nel 1914). Di fondamentale importanza si sono rivelati anche studi non pubblicati, ossia quattro tesi di laurea conservate a Casa Moretti: si tratta degli elaborati Marino Moretti e il «Corriere della Sera» (1923-1954) di Laura Ferrero (tesi discussa all’Università di Genova nell’anno accademico 2003/2004), La terza pagina del «Corriere della Sera» (1935-1943) e La terza pagina del «Corriere della Sera» (1945-1954) rispettivamente di Cristina Arpiani e Monica Ceci (discusse entrambe all’Università di Bologna nel 1982/1983), e Appunti per una storia delle novelle morettiane. Le origini (1902-1914) di Giovanna Amaduzzi (discussa a Bologna nel 1977/1978). Le sezioni bibliografiche di questi lavori contengono infatti spogli degli scritti di Moretti per il «Corriere della Sera», sia nelle edizioni del mattino che del pomeriggio, e ciascuno di essi integra le mancanze degli altri. In particolar modo va sottolineato il contributo di Giovanna Amaduzzi, che nella sezione d’appendice ospita un elenco di testi morettiani che finora è risultato il più completo tra quelli esistenti, benché chiaramente suscettibile di miglioramenti.

Nell’opera di catalogazione dei racconti morettiani si sono rivelati poi un aiuto prezioso gli epistolari, contenenti informazioni utili a datare con precisione le uscite su periodico e la pubblicazione dei volumi. La mia attenzione si è concentrata in primo luogo sui carteggi, a tutt’oggi inediti, conservati alla Fondazione Mondadori di Milano tra lo scrittore romagnolo e Arnoldo Mondadori, Alberto Mondadori (le carte ad essi relative ammontano ad un totale di 1.000 documenti e coprono un arco temporale che va dal luglio 1923 al 1975) ed altre personalità della casa editrice milanese, quali Vittorio Sereni ed Ervino Pocar. Da questi scambi epistolari si possono desumere inoltre anche informazioni sulla genesi delle singole raccolte e sul loro cammino editoriale. Simili considerazioni possono essere riproposte anche a proposito dei carteggi inediti conservati negli archivi di Casa Moretti intestati a Giuseppe Caccia, direttore editoriale della SEI, con cui Moretti pubblicò le due antologie Cento novelle e Cinquanta novelle, Guido Treves, Onorato dell’Oro, Giovanni Beltrami e Calogero Tumminelli per la testata «L’Illustrazione italiana» e Treves (che fu la principale casa editrice di Moretti fino agli anni Trenta), ed Enrico Vallecchi, per l’omonima casa fiorentina presso cui uscirono le raccolte Parole e musica (1937) e I lestofanti (1955); tra i carteggi pubblicati, invece, mi sono avvalso di quelli con Antonio Baldini, redattore capo e poi direttore letterario della «Nuova Antologia» (Carteggio 1915-1962, a cura di Enzo Colombo, Edizioni di storia e letteratura, Roma 1997), Mario Novaro, direttore della «Riviera Ligure» (Carteggio 1907-1943, a cura di Claudio Toscani, Istituto propaganda libraria, Milano 1981), e Giuseppe De Luca, direttore di una collana della casa editrice Morcelliana con cui Moretti pubblicò le prose L’odore del pane (Lettere a Marino Moretti, in «Nuova Antologia», IC, vol. 490, fasc. 1960, aprile 1964). Indicazioni utili sono state ricavate, sebbene in maniera più sporadica, dalle lettere scambiate con amici e conoscenti come Giovanni Titta Rosa (Carteggio inedito Giovanni Titta Rosa-Marino Moretti, 1995-1971, a cura di Francesco di Gregorio, Amministrazione provinciale, L’Aquila 1992), Giuseppe Ravegnani (Marino Moretti a Giuseppe Ravegnani. Lettere 1914-‘21/ 1952-’63, a cura Lucia Benedini e Clelia Martignoni, Nuova tipografia popolare, Pavia 2000), Alfredo Panzini (Carteggio, 1914-1936, a cura di Claudio Toscani, Panozzo editore, Rimini 1986) ed Aldo Palazzeschi (Carteggio, in quattro volumi a cura di Simona Magherini, Alessandro Pancheri, Francesca Serra, Laura Diafani, Edizioni di storia e letteratura, Roma 1999-2001). Ho poi intrapreso personalmente lo spoglio di alcuni periodici conservati nelle biblioteche milanesi (i mensili «L’illustrazione del Medico» e «L’osservatore politico letterario», il bimestrale «Lo smeraldo») i cui risultati, combinati coi dati desunti da indici ed epistolari, mi hanno permesso di stilare un elenco che al momento conta circa quattrocento racconti apparsi almeno una volta in volume (da questo conteggio sono escluse le riprese da volume a volume di una stessa novella) a cui si ne aggiungono almeno altri duecento apparsi solo su periodico. Tale lavoro è comunque in una fase iniziale e si prospetta ancora lungo.

Dato l’elevato numero di novelle, molte delle quali presentano tre o quattro diverse attestazioni, è parso opportuno effettuare una restrizione del campione di testi da sottoporre allo studio delle varianti, lavoro particolarmente proficuo in un autore noto per la spiccata tendenza a rivedere continuamente la propria opera.

La scelta è caduta sull’ultima delle sette antologie morettiane, i venti Racconti scelti del 1967. Va subito precisato che non si tratta della più nota e fortunata tra queste antologie, ma presenta caratteristiche che rendono il suo studio per molti versi più indicato delle altre: innanzitutto, nella sua composizione, non è stata condizionata da direttive morali e censorie imposte dall’editore come invece è accaduto in Cento novelle e Cinquanta novelle (fenomeno testimoniato dalla corrispondenza con Giuseppe Guerra della SEI, casa editrice cattolica); comprende testi scritti tra il 1910 ed il 1966, e non solo quelli del periodo giovanile, come invece avviene ne I lestofanti (1921 e poi 1955) e Il paese degli equivoci (1921); a differenza di Cento novelle, Cinquanta novelle e Tutte le novelle, che presentano un indice strutturato secondo sezioni tematiche, Racconti scelti adotta una struttura diacronica in cui i testi, come afferma lo stesso autore in una nota introduttiva, sono disposti in modo tale da promuovere «la perfetta conoscenza d’un autore di non meno quaranta opere di narrativa e di memoria»: l’analisi di questo volume e della disposizione dei suoi venti testi consente quindi di ripercorrere il cammino del Moretti novelliere attraverso cinque decenni, con un continuo rimando alle raccolte precedenti; l’ampio periodo di elaborazione dei testi, che in molti casi contano fino a quattro diverse redazioni nel corso degli anni, rende  poi particolarmente interessante lo studio delle varianti e stimola ad un confronto con il lavoro svolto da Tonia Fiorino nel suo Moretti in diacronia (Liguori, Napoli 1974) sull’evoluzione della prosa e delle strutture narrative nei romanzi e nei ricordi.

Infine, l’ultimo vantaggio offerto dal volume consiste nel fatto di essere l’unico volume di racconti di cui sia rimasto un numero rilevante di carte di lavorazione. Molte di esse si trovano al fondo manoscritti della Fondazione Mondadori, conservate in un fascicolo comprendente manoscritti e dattiloscritti integrali di tre racconti, ritagli e integrazioni riconducibili ad altri dieci, indici provvisori, segnalazioni e domande dei redattori della Mondadori. Decisamente meno semplice è stata invece la ricerca svolta presso gli archivi di Casa Moretti a Cesenatico. Qui le carte manoscritte relative ai racconti di Moretti sono contenute in quattro faldoni intitolati genericamente «PROSE, NOVELLE, SAGGI» e per lo più non indicizzati. Soprattutto i primi versano in uno stato di evidente disordine: le carte (manoscritti e dattiloscritti) sono sì divise in fascicoli, ma molto spesso non c’è attinenza tra  documenti posti uno di seguito all’altro. Al contrario, accade di ritrovare le carte di una stessa redazione di uno stesso racconto disseminate in più fascicoli o anche in diversi faldoni. Ciò è in parte dovuto anche all’abitudine di Moretti di scrivere nuove elaborazioni di un testo sul verso di un foglio già precedentemente utilizzato, con il risultato di una ulteriore dispersione delle redazioni dei testi. Proprio per questo motivo non è possibile escludere che materiale inerente alle novelle si trovi anche sul verso delle carte dei faldoni dedicati ai romanzi e alle poesie, che non ho avuto modo di esaminare. Molto più ordinata è invece la situazione del terzo e quarto faldone, in cui sono conservati, all’interno di 254 fascicoli numerati e provvisti di titolo, stesure autografe pulite pronte per il proto o il dattilografo. Materiale solo parzialmente autografo è contenuto poi nei faldoni «RITAGLI POSTILLATI», «VOLUMI POSTILLATI», «VOLUMI SFASCICOLATI 1» e «VOLUMI SFASCICOLATI 2», in cui si conservano ritagli di giornali e pagine tratte da volumi su cui l’autore ha apposto le proprie correzioni e varianti. Vanno citati infine i faldoni dell’«Eco della Stampa», in cui sono contenuti circa 3500 ritagli di giornale, stavolta non postillati, di cui almeno 600 riferibili ai racconti, ed i numerosi periodici conservati in formato integrale negli archivi, di cui però non si è ancora presa attenta visione. Inoltre va segnalato che purtroppo allo stato attuale non esiste uno spoglio integrale ed affidabile di questo materiale, ma solo un abbozzo puramente indicativo prodotto negli anni Novanta.

Nell’ingente mole di materiale dell’archivio di Casa Moretti ho rinvenuto e riprodotto digitalmente numerose carte riconducibili ai Racconti scelti, per la ricostruzione dei quali sarà dunque possibile utilizzare sia materiale manoscritto che a stampa.

Ci si soffermerà quindi su quest’opera soprattutto per il discorso inerente alle varianti; tuttavia tengo a sottolineare che l’analisi dei testi non si limiterà a quelli presenti in questo volume, ma toccherà tutte le raccolte. All’interno di questo esame troveranno spazio, in particolar modo, due attività, già in parte avviate: lo studio degli indici e delle presenze testuali all’interno dei volumi, per i quali sto cercando di individuare i criteri  di ordinamento e, nel caso delle antologie, di ripresa e di esclusione dei vari racconti, sull’esempio del lavoro condotto da Vittorio Coletti per le raccolte poetiche (Varianti e mutamenti di struttura nelle raccolte crepuscolari di Marino Moretti, in «Il lettore di provincia», V, fasc. 19, dicembre 1974); una ricerca all’interno delle singole raccolte di eventuali temi caratterizzanti e particolari fenomeni strutturali e stilistici. Questo tipo di indagine può infatti condurre all’individuazione di significative linee evolutive, da confrontare poi con le osservazioni fatte a proposito dell’indice diacronico dei Racconti scelti.

 

 

 

 

 

 

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