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LUNGO relazione I anno

PROGETTO DI RICERCA DI DOTTORATO

Il mio progetto di ricerca, che ha per oggetto la produzione narrativa di Luigi Meneghello a partire da Pomo pero, prende avvio dalla tesi specialistica (dal titolo Tra le carte pavesi di Pomo pero. Descrizione archivistica, analisi strutturali e genetiche, ipotesi critiche). Mi scuso pertanto se mi sarà necessario per introdurre il discorso ripercorrere sinteticamente i tratti principali del lavoro precedente, per chiarire il metodo e le direzioni di indagini verso cui sto orientando la mia ricerca di dottorato.

 

Occupandomi della sistemazione di una sezione del ricchissimo Archivio Meneghello conservato presso il Fondo Manoscritti (di cui sto curando tuttora la prima catalogazione; l’archivio contiene oltre cinquanta faldoni, e la catalogazione analitica era presente solo per una decina), avevo già deciso di concentrare la tesi specialistica sul terzo romanzo Pomo pero meno studiato di altri (ed edito a Milano, Rizzoli, 1974, con il sottotitolo Paralipomeni di un libro di famiglia,che lo configura quindi come una quasi appendice di materia paesana e familiare a Libera nos a Malo, 1963).

L’opera consta di una sezione prosastica, suddivisa in Primi e Postumi; seguita da l’Ur-Malo (raccolta di termini dialettali combinati in ventuno filastrocche-cantilene), da un Congedo in versi; e dalla sezione paratestuale delle Note. Preciso che alcuni nuclei dell’opera erano già stati oggetto di studio: oltre alle prime sommarie descrizioni e analisi condotte nel 1984 da Bianca Garavelli e poi da Francesca Caputo nel 1987, segnalo la tesi di laurea di un giovane studioso pavese, Paolo Riccaboni, relatore prof. Grignani, anno 1994 (circoscritta però solo ai dss.), ma nel corso della mia catalogazione sono emerse cospicue cartelle di materiali autografi mai studiati e segnalati, che costituiscono i nuclei genetici di Pomo pero[1].

Ho realizzato in primo luogo la descrizione archivistica analitica dei materiali, e ho ricostruito la storia delle donazioni continue, ma non cronologicamente lineari. Ho concentrato poi la ricerca sui materiali genetici, tralasciando nella prima fase del lavoro i materiali inerenti alla sezione dell’Ur-Malo che, come risulta dalle carte autografe, ha genesi separata, e della quale mi occuperò nella tesi di dottorato, e prendendo in considerazione quindi solo la parte più strettamente prosastica dell’opera, costituita dai brevi episodi narrativi delle sezioni Primi e Postumi.

 

Un primo punto su cui vorrei soffermarmi è che la struttura aperta e segmentata tipica di Pomo pero, ottenuta dall’aggregazione di brevi sequenze narrative, si manifesta tanto più nella sua frammentazione analizzando i complicati materiali avantestuali che testimoniano l’elaborazione delle singole sequenze: si tratta  di fogli sciolti, di vario formato e tipologia, spesso privi di indicazioni cronologiche, sedimentati nel corso di una decina d’anni: i documenti si intrecciano senza cura della cronologia e sono ripartiti disordinatamente nelle cartelle: preciso dunque che gli accorpamenti sono sistemazioni d’autore, ma sono avvenuti evidentemente a posteriori, slegati dal processo genetico.

 

Il modello impiegato per analizzare il materiale, discusso lungamente con la relatrice, ha previsto lo smontaggio genetico del testo, sequenza per sequenza, con un lavoro molto paziente e puntuale.

Questo quadro mi ha consentito di individuare il tipo di struttura e il lavoro testuale operato dall’autore, che lavora per tasselli minuti, combinati e ricombinati.

Ne è emersa una oculatissima associazione dei vari frammenti: ed ora avendo procurato la griglia di cui sopra sul meccanismo associativo e forniti tutti i dati filologici di riferimento per ogni tassello, con capillare rinvio ai materiali archivistici, è necessario ancora indagare criticamente e strutturalmente.

Appare comunque con chiarezza un dato finora sconosciuto: che l’elaborazione molto paziente e meditata di Pomo pero si sviluppa addirittura a partire dagli stessi anni di Libera nos a malo, con lavoro ininterrotto per i dieci anni che portano alla pubblicazione. Ho chiarito molti elementi nella tesi specialistica ma mi propongo di verificare e approfondire nella tesi di dottorato.

  

In sintesi mi pare che il lavoro di tesi fin qui abbia delineato tre principali aree di indagine e di studio, a cui sto applicando e applicherò la mia ricerca attuale, valutando la produttività di ciascuna.

In primo luogo si tratterà di approfondire la funzione di Pomo pero tra le opere di Meneghello (secondo un’ipotesi che mi riservo di verificare e sviluppare, ma che potrebbe essere molto interessante e produttiva), come possibile chiave di volta della sua produzione narrativa.

Meneghello in più occasioni lo ha definito il suo libro prediletto, dichiarando che è il “libro in cui è avanzato di più stilisticamente”, ma è stato un po’ oscurato e tralasciato anche dalla critica in favore di Libera nos. La scrittura di Pomo pero è però divergente da quella di Libera nos per la narratività minore e per la frammentazione che prosegue sul modello felicemente sviluppato, con buon successo di critica e di pubblico in LN, di brevi sequenze narrative, costruite sempre sui temi-chiave dell’opera di Meneghello, ma con un processo che inaugura un nuovo stile, di riflessione e commento linguistico, che permane nelle opere successive.

La griglia filologica-strutturale già approntata mi sta permettendo innanzi tutto di dedicarmi agli aspetti strutturali e tematici, tentando di capire come la struttura si è definita di passaggio in passaggio focalizzandosi intorno ai temi-chiave di tutta l’opera di M.: sostanzialmente il mondo di Malo e il tema dell’educazione e della formazione (cui afferiscono anche i libri legati all’esperienza inglese).

Sto procedendo inoltre a realizzare lo studio delle varianti significative, per verificare anche come i continui cambiamenti strutturali di questi capitoli si intreccino con il lavoro stilistico e linguistico. (Uno dei dati emersi già parzialmente dalla tesi era il passaggio nelle varie stesure dei singoli frammenti da prime stesure talora in forma versificata alla prosa finale, prosa che però mantiene un’accentuata scansione ritmica e una frammentazione sintattica anche attraverso un sapiente uso della punteggiatura). Aggiungo che nuovi materiali a cui sto dando una prima catalogazione mettono in luce che la scrittura in forma di verso caratterizza spesso alcuni primi tentativi di scrittura (abbozzi e inediti) di Meneghello a partire dagli anni Cinquanta, e si lega a prove di traduzione dall’inglese al dialetto, che troveranno esito solo in una delle ultime opere dell’autore, I trapianti, edita ben 50 anni dopo, aspetto che merita approfondimento storico e critico.

  

Il secondo punto, strettamente connesso, su cui sto lavorando è la sezione finale di Pomo pero, Ur-Malo, composta di ventuno filastrocche-cantilene che nascono dalla combinazione di termini dialettali: (sezione trascurata  per ragioni di tempo nella tesi specialistica). Quest’area si lega a un settore particolare della produzione dell’autore, caratterizzato da una maggiore attenzione al dato linguistico e grammaticale e al dialetto, che si estende poi ad altre opere, a partire dalla grammatichetta Maredè maredè (1990) fino all’ultimo volume dei Trapianti-dall’inglese al vicentino (2002). Finora la critica, in particolare una prima e significativa schedatura di Fernando Bandini, nella sottile prefazione al romanzo nell’edizione Bur 1990, ha dato rilievo principalmente al meccanismo di associazione fonetica e per tipologie di parole (parole bisillabe, sostantivi maschili e femminili, piani, o tronchi, ecc.,come si legge dai titoli dell’indice d’autore di questa sezione): lo studio anche del significato di questi termini, e quindi la ricerca di connessioni più profonde tra le parole dialettali, anche con l’aiuto di strumenti linguistici, come il vocabolario dialettale del Boerio che M. stesso dichiara di utilizzare, potrebbero forse fornire una nuova chiave di lettura di questa sezione.

 

Dai materiali preparatori di Maredè (pubblicato poi solo nel 1990), la piccola grammatica in cui M. si occupa del significato e dei modi di impiego di alcuni termini ed epressioni del dialetto alto-vicentino, emerge che il primo progetto di Maredè era proprio quello di dare spiegazione a tutte le parole presenti nell’Ur-Malo: viene fuori un altro aspetto molto notevole di cui vorrei occuparmi, già emerso nella tesi specialistica e da approfondire con ulteriori ricerche nel laborioso cantiere meneghelliano: la stretta connessione, anche genetica e strutturale, di tutte le opere, al punto che per questo autore risulta davvero appropriata nel profondo la definizione di “libro unico” per l’intera produzione narrativa.

Erano emerse infatti anche strettissime connessioni tra Pomo pero e i Fiori italiani, e schemi molto dettagliati nei quali l’autore già pensava ai libri successivi, pubblicati oltre dieci anni dopo.

(Lo studio potrà essere esteso anche ai volumi delle Carte, che raccolgono come una sorta di zibaldone, riflessioni e spunti, anche narrativi, annotati dall’autore in parallelo alla produzione più strettamente letteraria a partire dal 1963, anno di pubblicazione di Libera nos a malo, e pubblicati alla fine degli anni Novanta, e ai numerosi materiali che anche in questo caso ne attestano la genesi).

 


[1] Le cartelle sono siglate [x]; [y]; (a); (b); [LN-PP]; [A].

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